La Foresta Umbra e la leggenda del Millacero

LA FORESTA UMBRA E LA LEGGENDA DEL MILLACERO.

La Foresta Umbra è un luogo straordinario e fuori dal tempo. Rappresenta il cuore verde pulsante del Parco Nazionale del Gargano. Vanta oltre 2000 specie vegetali differenti ed è considerata la più estesa foresta di latifoglie presente sul territorio italiano.

La fauna è caratterizzata da cinghiali, picchi e caprioli, e non mancano anche esemplari di daini e gatti selvatici. Da alcuni anni è tornato a popolare questo territorio anche il lupo; tra gli uccelli, numerosi sono i rapaci tra i quali il gufo reale.

Nel 2017, è stata riconosciuta Patrimonio UNESCO per le sue vetuste faggete.

La tradizione popolare tramanda un’antica leggenda riguardante un gigantesco acero millenario, situato nel punto più sacro della foresta. Tale luogo era venerato e temuto.

Questo luogo era dominio della ninfa Gargara o Gargana, nume tutelare della foresta. Un giorno, la giovane e bellissima fanciulla venne insidiata notte tempo da un satiro. La Foresta Umbra, svegliata dalle urla della ragazza in fuga, accorse con i suoi animali in difesa della ninfa. L’intraprendente satiro Virdio, umiliato dal rifiuto, giurò vendetta e implorò il dio Giove, suo padre, affinché trasformasse la ragazza in un acero. E così accadde. L’albero visse migliaia di anni, diventando enorme e profumato. A sua guardia restò il satiro innamorato, che da allora fu chiamato “il re del bosco”.

Nessuno ardiva toccare la pianta protetta, perché si

diceva che il solo tagliare un ramo portasse sfortuna e scatenasse l’ira del suo custode. Tuttavia, era possibile raccogliere i fiori caduti sul terreno per preparare un infuso magico, in grado di placare gli incubi notturni. Questo albero leggendario fu chiamato dalle popolazioni, che vivevano ai margini della foresta, “Millacero”, l’acero millenario.

Anna Lucia Di Nauta, biologa e studiosa di erboristeria, ci racconta inoltre che osservando il fenomeno della fioritura dell’acero nella primissima primavera (marzo – aprile) e la precoce maturazione del seme alato (samara) si può quasi intuire, nel simbolo mitologico del Gargano, una fretta di vivere e il coraggio di vincere la paura. Ecco spiegato l’utilizzo dei suoi fiori come rimedio quando non ci si sente tranquilli o si ha semplicemente timore del buio, come succede di solito ai bambini. Infatti, il potenziale positivo liberato dai principi officinali dell’acero permetteva di affrontare con maggiore calma, l’angoscia dell’ignoto.

La favola del Millacero parte, quindi, da riti fitoterapeutici remoti. Migliaia di anni fa il Gargano era ammantato da rigogliose foreste, le cui poche radure dovevano apparire come isole in un oceano di verde.

Tali radure rappresentavano veri e propri templi a cielo aperto sotto la volta celeste.

L’imperatore Federico II di Svevia (1194 – 1250), molti secoli dopo, restò affascinato da questo paesaggio, dove il culto del mondo vegetale ha sempre avuto un ruolo di primo piano. A tale riguardo, i vecchi contadini del Promontorio nel raccogliere le piante medicinali usavano determinati accorgimenti, per rafforzare la loro efficacia curativa. Invece, le nonne raccontano che, una volta, le donne incinte solevano abbracciare l’ulivo per augurarsi di ottenere un parto più facile. È proprio da queste antiche credenze che nascevano le basi della medicina alternativa garganica. Ma di questo ne parleremo nei prossimi articoli.

Foto e archivio di Giovanni BARRELLA

GarganodaScoprire

Exit mobile version