La chiesa di San Domenico costruita prima della fondazione di Manfredonia?

La chiesa di San Domenico, che si affaccia su piazza del Popolo, affonda le sue origini nel Duecento. Sulla sua edificazione si sa nulla o poco e negli anni è stata più volte interessata da lavori di rifacimento e ristrutturazione che ne hanno modificato interni e facciata. L’ipotesi più accreditata è che sia stata fatta costruire da Carlo II d’Angiò, insieme all’adiacente convento domenicano (l’attuale Municipio) tra il 1294 e il 1299.

C’è però una leggenda che vorrebbe che la cappella della Maddalena, inglobata dalla chiesa di San Domenico, sia stata voluta da re Manfredi prima della fondazione di Manfredonia a seguito di uno scampato naufragio sugli adiacenti scogli. Il re “alto, biondo e di gentile aspetto” sbarcò e si salvò proprio in questo luogo e, per grazia ricevuta, fece erigere una Cappella denominata della Maddalena venuta alla luce casualmente a fine Ottocento.

C’è però una chiesa praticamente identica a quella di San Domenico che si trova a pochi passi da Manfredonia ed è la chiesa di Sant’Onofrio a San Giovanni Rotondo. L’epigrafe datata 1231, situata sull’arco della porta, spiega che questa chiesa fu edificata come “opera regia” da Federico II di Svevia.

Uno schizzo della seconda metà dell’Ottocento dell’artista sipontino Michele Barboni mostra com’era in passato la chiesa di San Domenico, con un rosone adorno ed imponente. Tenendo conto di ciò, la somiglianza tra le due chiese è ancora più evidente.

Chiesa di San Domenico (Manfredonia).
Schizzo di Matteo Barboni del 1882

E se la chiesa di San Domenico fosse stata progettata realmente da Manfredi, e quindi da un altro svevo, come narra la leggenda? L’interno della chiesa di San Giovanni, con un grande arco ogivale in fondo, richiama molto l’arco della cappella della Maddalena che è ancora visibile oggi dal lungomare Nazario Sauro.

Se così fosse, la chiesa di San Domenico potrebbe essere l’edificio più antico della città, sorto ancora prima che venisse fondata Manfredonia.

Ipotesi azzardate, ma affascinanti, che destano curiosità e magari potrebbero aumentare la voglia di riscoprire questo antico edificio che i lavori di ristrutturazione voluti da Monsignor Michele Castoro stanno pian piano restituendo alla nostra vista.

di Maria Teresa Valente

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