Il sogno del Faro del Levante

 Manfredonia – SCESE dalla barca e venne da me, attraverso il fumo congelante dell’inverno: era dicembre e le onde erano spaccate rigide di gelo, sbattevano contro muro a mattoni dello scalo del faro di Levante, il clima era secco, cavallucci marini alle superficie delle onde biancastre.

Nonno era infreddolito, con il suo sogno dal Levante, quando prese riparo, col suo giaccone di lana e le mani gonfie e il naso rosso! Il cesto sulla sabbia e i cefali che saltavano, un cane annusava, zoppo un gabbiano col becco sfiorò basso, dieci gabbiani seguirono il suo istinto. Sotto il braccio prese il cesto ,un fanale nella mano, si diresse verso casa con il cuore freddo sognando un fuoco caldo; prima di salire le scale ritornò indietro spegnendo un fiammifero; lungo un corridoio svanì e accese una luce dal fanale che illuminava la porta di uno scaffale che dava sul viale, sulla sua destra una carta rossa si muoveva contro l’aria del suo movimento,tra i piedi un rullio di un tamburo macchiato che vibrava stonato,poi libri immensi e foto colorate si spandevano su un vecchio tavolo, che oggi ricorda la falsa scuola.

La musica suonava, nella sua mente un clown girava la testa e saltava in un antico cartone, il rullio del tamburo usurato non si fermava, mentre continuava a girare forte a 360 gradi e ad ampi raggi luce il faro di Levante.

di Claudio Castriotta 

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