I SELFIE E GLI SGUARDI MANCATI…..
di Michele Illiceto
E’ difficile incontrare se stessi. Chi lo fa cresce, chi non la fa, resta là dov’è. Molti non ci provano affatto. Si evitano. Si ha paura di incontrarsi perchè si può restare delusi per non essere come gli altri vorrebbero che fossimo. Nel tempo dei social, poi, è diventato sempre più difficile fare a meno degli sguardi altrui. Li cerchiamo in modo quasi compulsivo, fino a dipendere. E lo facciamo solo per sostituire tutti quegli sguardi con i quali siamo mancati a noi medesimi. E’, infatti, a noi che manchiamo e, di conseguenza, manchiamo anche agli altri che, quando ci incontrano, non ci trovano.
Cartesio diceva che se penso, esisto. Con questa famosa intuizione, al di là dei tecnicismi filosofici per addetti ai lavori, il filosofo francese voleva solo dire che se mi incontro, mi rendo conto che ci sono e chi sono. E l’uomo si incontra col pensiero, con la riflessione, con gli occhi, con gli sguardi, con la cura di sè. Con e nel proprio corpo, con le proprie emozioni. Con quella giusta attenzione che ciascuno dovrebbe avere per sé come realtà unica e irripetibile, preziosa. Senza questo incontro si crea un vuoto, anzi un doppio vuoto, che ci costringe a cercare fuori di noi quello che non abbiamo il coraggio di cercare dentro di noi.
Non si stare da soli, e proprio per questo siamo più solo. Soli senza di noi, che è la peggiore solitudine. E qui subentra il bisogno spasmodico di crearsi una zona in cui poter apparire usando l’immagine che fisso di me in un selfie. Immagine il cui compito è farmi esistere agli occhi degli altri, per colmare quelladistanza tra me e me, che a volte mi fa soffrire.
Ma gli altri non aggiungono nulla a me. Non hanno il potere di farmi esistere nè quello di farmi scomparire. Non hanno il potere di farmi entrare ino schema o in una immagine che non mi va. Ma spesso fraintendiamo il bisogno degli altri con la necessità di piacere loro a tutti i costi. Per evitare questa trappola è necessario fare una esperienza di profonda libertà interiore, grazie alla quale io esisto anche se nessuno lo sa o lo vede. Perchè alla sera, ogni sera, mi raccolgo negli sguardi che ho per me. Non per crogiolarmi o celebrarmi in un narcisismo malato, ma per gioire di ciò che sono, in semplicità e libertà. Per imparare a stare da solo anche quando gli altri mi lasceranno solo.