L’ultima puntata di Chi l’ha visto? trasmessa ieri 12 novembre ha mostrato, ancora una volta, quanto la vita possa essere sospesa sulla linea sottile che divide la presenza dall’assenza. Il programma si è aperto con la vicenda di Alessandro Venturelli, giovane scomparso cinque anni fa e la cui pista è tornata viva a Torino, ma le segnalazioni hanno realmente un fondo di concretezza int al caso? A seguire, storie raccontate in modo diverso ma con lo stesso dolore di chi attende risposte. Una narrazione che alterna speranza e ombra, in uno stile elegante e discreto, dove la ricerca diventa anche testimonianza.
Analisi della puntata
La prima parte è dedicata al caso di Alessandro Venturelli, giovane di Sassuolo scomparso nel 2020, del quale sono arrivate segnalazioni a Torino che hanno riacceso le attenzioni della trasmissione. Purtroppo il ragazzo non è stato trovato e alcune persone identificate inizialmente dai telespettatori come il 25enne (questa sarebbe la sua età adesso) si sono rivelate avere altre identità. Una puntata densa di dolore e di umanità poiché in tale occasione sono stati intervistati diversi giovani costretti a vivere per strada: ragazzi sfortunati che hanno bisogno di aiuto e gli inviati hanno per l’ennesima volta mostrato tatto, rispetto e solidarietà per le loro storie, Roberta, mamma di Alessandra, è nel frattempo importunata da diverse telefonate misteriose in cui si sente qualcuno gridare “mamma” per poi riattaccare.
Chi sarà questo misterioso individuo? La seconda storia riguarda la vicenda di Mara Favro, 51 anni, scomparsa tra il 7 e l’8 marzo 2024 nei boschi della Val di Susa. La Procura ritiene che la morte sia avvenuta a seguito di una caduta da grande altezza e che si tratti di suicidio. familiari contestano tale conclusione: «Era serena e aveva ripreso in mano la sua vita». L’indagato, il datore di lavoro della donna, Milione, afferma di non essere coinvolto nella vicenda, ma invita a indagare sugli uomini che avevano contattato Mara.
Il programma sottolinea che la famiglia si è opposta all’archiviazione del caso, ribadendo che aspetta ancora giustizia e chiarezza. C’è poi la vicenda del cane Magic, un cane rinvenuto presso la stazione di Pietra Ligure che ha aiutato a ritrovare il suo compagno umano, René Tassi, il quale viveva fino a poco tempo prima in roulotte a Cagliari. Da non dimenticare anche la vicenda di Salvatore Del Campo, 41 anni, siciliano, che ha tolto il braccialetto elettronico e ha fatto perdere le sue tracce dopo essere stato sottoposto ai domiciliari per accuse di lesioni, stalking e minacce ai danni dell’ex compagna. La produzione del programma ha ricevuto una lettera che potrebbe rivelarsi decisiva nel rintracciarlo.
Commento personale
Nel guardare questa puntata, si ha la sensazione che il dispositivo televisivo — il racconto, lo studio, la chiamata alle segnalazioni — diventi un piccolo altare della speranza. Quando la vicenda di Alessandro Venturelli prende la scena, emerge un dato che fa riflettere: la città di Torino come luogo di ombre, di anime dimenticate, abbandonate al loro destino e bisognose di aiuto. L’esito negativo delle segnalazioni è comunque un colpo al cuore. Nel caso di Mara Favro, la tensione fra versione ufficiale e verità percepita dai familiari diventa emblematico del conflitto fra istituzioni e dolore privato. È una narrazione che invita a domandarsi cosa significhi sapere e cosa vivere nel dubbio. E nella storia di Magic e René, la lentezza del ritrovamento diventa un simbolo: la speranza giunge ma lo fa a suo tempo, e non in fretta.
Si apprezza la capacità del format di modulare i toni: non ogni caso deve essere clamoroso, ma ogni caso ha dignità, ogni volto ha diritto di essere cercato. L’equilibrio fra cronaca, testimonianza e appello diventa un modello di racconto civile. Eppure, appare un margine di miglioramento: si sarebbe potuto dedicare ancora più tempo alle voci in ombra — testimoni anonimi, passanti che hanno visto, tracce minime — per trasformare lo spettatore da semplice osservatore a partecipante reale della ricerca. Ma forse quel margine è già stato toccato quando la redazione ha chiesto al pubblico di dare una mano.
In definitiva, la puntata del 12 novembre si conferma un esempio di televisione che non vuole solo informare, ma anche coinvolgere e restituire dignità. E nel mondo dei casi irrisolti, dove il tempo scorre lento e spesso ingiusto, ogni segnalazione, ogni immagine, ogni parola detta conta.


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