Cecilia De Astis (71 anni) è morta nel corso di un incidente stradale lo scorso 11 agosto a Milano. Alla guida dell’auto che l’ha investita ci sarebbe stato un ragazzo rom di 13 anni, il quale ha recentemente ammesso: “I freni non funzionavano bene e ho preso la signora”. Nella vettura, una Citroen Ds4, al momento del tragico sinistro, avvenuto in via Michele Saponaro, ci sarebbero stati, oltre al 13enne, altri minori. Il ragazzino alla guida non è imputabile a causa della sua giovane età e, secondo gli inquirenti, non è in grado di comprendere la gravità dell’accaduto.
«Presi dal panico, siamo fuggiti»
Le parole che riportiamo sono emerse dalla confessione rilasciata dal tredicenne agli agenti della polizia locale. In seguito all’incidente, i minori sono andati via. Il giovane interrogato ha detto: “Ci siamo spaventati e siamo scappati”. Per la donna non c’è stato scampo: è morta all’ospedale Niguarda, dove era arrivata in condizioni disperate. Nel frattempo, i quattro ragazzi si erano diretti al centro commerciale di Rozzano, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Dopo l’incidente, i ragazzi sarebbero tornati al campo nomadi abusivo di via Selvanesco solo in serata. Nella notte, tra lacrime e sensi di colpa, avrebbero raccontato tutto alle madri. Il 12 agosto sono stati fermati, ascoltati dalle autorità e poi rilasciati, affidati alle famiglie. La mattina del 13 agosto, però, la notizia della loro assenza dal campo aveva suscitato allarme, ma le famiglie, una volta rientrate, hanno spiegato di essersi allontanate solo per svolgere alcune commissioni quotidiane. Subito dopo, la polizia locale di Milano ha disposto, in base all’articolo 403 del codice civile, il collocamento in luogo sicuro di tre minori coinvolti nella vicenda. Il provvedimento urgente si è reso necessario proprio per il precitato allontanamento. Nel frattempo si sono tenuti i funerali di Cecilia De Astis, ai quali hanno preso parte circa 200 persone. La bara, adornata con una composizione di fiori bianchi e magenta e gerbere gialle, è giunta nella chiesa di San Barnaba. Il figlio Filippo ha portato con sé un’orchidea, mentre accanto a lui c’erano l’altro figlio Gaetano, le sorelle e i familiari, che l’hanno ricordata con commozione all’inizio della messa. Nel corso dell’omelia, il parroco Don Davide Bertocchi ha detto: “Gesù, con il suo amore, ha insegnato che gli unici nemici sono la morte e il male. Il male e la morte sono gli unici nemici. Nessuna persona è da considerare nemica. Questo è il più grande insegnamento di Gesù. Anche se queste persone sono imprigionate dal male. Tanto meno dei bambini. Tanto meno bambini ai quali è stata negata l’infanzia e per i quali possiamo solo pregare e sperare che finalmente trovino qualcuno che sappia insegnare loro l’amore che vince il male”. Prima dei funerali, il signor Gaetano di Terlizzi, figlio della vittima, ha detto tramite alcune dichiarazioni riportate da Rainews.it: “A 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e sbagliato, cosa è male e cosa è bene. Poi io posso capire che sono bambini, va bene, però dietro ai bambini c’è sempre…” la famiglia. Ha aggiunto: “Forse anche la legge trova qualcosa, ma il divino sistema tutto”. E ancora: “Aiutiamoci come società, come comunità. Siamo un quartiere, siamo una città grande, non siamo l’ultimo Paese del mondo, tutti meritiamo rispetto, dignità, solidarietà e siamo un Paese forte: cerchiamo di fare valere la nostra forza. La sensazione è che le istituzioni se ne dovranno occupare, pensare a quello che non è stato possibile fare prima e a quello che si potrà fare dopo. Ormai il presente è che la mia mamma non c’è più”.
