25 Aprile a Manfredonia, vittime e memoria del partigiano Pertini

25 Aprile a Manfredonia, vittime e memoria del partigiano Pertini

Manfredonia – QUANDO arrivò lui, il paese portava l’ombra del campo d’internamento senza cielo, Manfredonia dava di piscio e di vento, sopportava con fatica a digerire gli avanzi di piombo.

Gli angeli sui pali elettrici della ferrovia guardavano il treno che andava lungo il binario sesto tronco sud,lento macinava il macchinoso motore,con vecchi vagoni messi uno in fila all’altro e serpeggiava di fronte all’alba della guerra.

Fermati di colpo i puzzolenti vagoni di colore rosso e marrone da una frenata strida da far sobbalzare il gruppo dei deportati contro i pezzi di metallo e legno degli scomparti.

Scesi a due, tre alla volta, era settembre del 1940, con dei vestiti in maniera molto dimessa con grossi fagotti sulle spalle, vennero trasportati nel centro del campo di concentramento del macello Comunale, conosciuto meglio come la zona del “Tratturo del Carmine” strada per Siponto.

La struttura era fresca di costruzione appena nata come macello paesano.. ma intervenuti i fascisti su comando dei tedeschi col preciso ordine di appropriarsi della grande e spaziosa palazzina con cortile, già adibita a lager, con cucine, camerate, finestre con cancellate chiuse in modo particolare da dei lucchetti.

Il posto era pieno di ebrei e sloveni compresi gli italiani ,tra i prigionieri c’erano vari personaggi di spicco. Ma quello di cui ricordava e parlava papà era Sandro Pertini, il ligure partigiano nato a San Giovanni di Stella in provincia di Savona classe 1896, dal carattere caparbio, tenace e forte, poi in seguito pare venne trasferito alle Isole Tremiti.

La durata di questo internamento durò fino al 1943. Ricorda il babbo che gli stanzoni contenevano circa 300 internati, in quel campo di dimensioni modeste rispetto ad altri campi più grandi e mostruosamente brutali. Quando chiusero quell’internamento dopo la guerra, il macello Comunale riprese la sua vera origine, ma le
strutture rimasero uguali a come i tedeschi l’avevano lasciate.

Quando arrivò il 25 aprile del 1945 – giorno della liberazione – i partigiani cacciarono i fascisti i fratelli traditori, che l’avevano vergognosamente umiliati e privati di ogni dignità umana e cristiana, cancellando ogni sorta di parvenza fisica e mentale ad ogni essere esistente sulla terra in quegli anni.

(A cura di Claudio Castriotta)

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