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Yin & Yang: La Mnòr si racconta tra luce e oscurità

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Yin & Yang: LaMnòr si racconta tra luce e oscurità.

Dalla mezzanotte del 18 luglio è disponibile su tutte le piattaforme Yin & Yang, il nuovo singolo di Davide Ognissanti, in arte La Mnòr. Classe ’94, originario di Manfredonia, La Mnòr continua a raccontarsi attraverso le contraddizioni della sua anima, facendo vibrare con la sua musica le corde più profonde del suo vissuto.

In questa intervista, Davide ci apre le porte del suo mondo, raccontandoci il nuovo progetto Yin & Yang e il cammino artistico, che lo ha portato a diventare La Mnòr senza mai perdere la propria essenza.

L: “Il tuo nuovo singolo si intitola Yin & Yang, un equilibrio tra luce e oscurità. Chi è Davide Ognissanti nella vita di tutti i giorni e chi diventa La Mnòr dietro il microfono? Come si intrecciano queste due dimensioni dentro di te?”

D: “Davide è testardo, sensibile, spesso illuso, assorbe tutto, a volte troppo. La Mnòr è la parte lucida, quella che osserva da fuori e dà voce a ciò che Davide prova. Quando le emozioni sono forti, La Mnòr scrive. Yin & Yang nasce proprio da questo equilibrio tra opposti: la luce e l’ombra, l’ordine e il caos. Le due parti convivono e si completano.

L: “In un tuo post Instagram hai scritto: il rap è stato la mia cura. Come sei riuscito a trasformare la sofferenza in arte, il dolore in terapia?

D: “Scrivere è stato un modo per capirmi, accettarmi, liberarmi da filtri e giudizi. La musica è diventata uno specchio, uno schiaffo correttivo. Non ho mai cercato di edulcorare nulla, anche quando era più comodo mentire. La mia cura è stata la verità, anche quella scomoda.”

L: “Manfredonia é il posto in cui sei nato e cresciuto. Cosa significa per te vivere in questa città? Hai mai sentito il desiderio di lasciarla, di recidere il cordone ombelicale con la tua terra, o invece senti che è proprio questo legame a conferire identità alla tua musica?”

D:”Manfredonia è la mia base, la mia storia. Un posto che ho amato e odiato, ma che nel bene e nel male mi ha formato. Quando sono andato via per studiare, ho iniziato a capirne davvero il valore.
Sognare qui non è facile, ancora meno con una musica come la mia, ma è proprio grazie alla sensazione di “essere fuori posto” che ho trovato la mia voce.
Il desiderio di partire c’è, non per fuggire, ma per portare questa terra con me, e farla arrivare e vivere altrove.”

L: “Pino Daniele usava il dialetto per cantare le contraddizioni della sua terra, Geolier lo usa per essere autentico e per raccontare ciò che vive senza edulcorarlo. Qual è stata l’esigenza personale che ti ha spinto a usare il dialetto nei tuoi testi?”

D: “Il dialetto è il mio modo naturale di parlare. Per me non è un limite, ma una risorsa, è identità, emozione. Alcune cose dette in un’altra lingua non hanno lo stesso vigore, lo stesso impatto. Fin da piccolo ero affascinato dalla musicalità del nostro dialetto, e oggi è diventato il mio modo più autentico di raccontare.

L: “Nel tuo nuovo singolo dici: Sono l’intruso navigo in direzione opposta alla corrente. In cosa senti oggi la dissonanza più forte, nella musica, nella società o dentro di te? E quanto incide, se incide, il giudizio altrui nelle tue scelte personali e artistiche?”

D: “La dissonanza più forte la sento nella società: tanta apparenza, poca sostanza. Manca l’empatia, uno sguardo umano condiviso. Anche nella musica si tende a rincorre la forma e si perde il contenuto. Io cerco di restare fedele a ciò che sento, anche se controcorrente. Il giudizio altrui non ha mai influenzato le mie scelte, mi metto in discussione per crescere, non per cercare approvazione.”

L: “Cosa ha ispirato il tuo nome d’arte?”

D: “La Mnòr è “La minore” in dialetto manfredoniano, un accordo malinconico che sento vicino al mio suono. Non è solo una scelta musicale, è un nome che mi porto addosso, che mi è stato dato da una persona alla quale devo molto, umanamente e artisticamente.”

L: “Sei partito da “La Minore”, una tonalità malinconica. Da qui, quali altre corde dell’anima vorresti toccare? Quali sfumature vorresti attraversare, quali vibrazioni cercare, quali risonanze esplorare?”

D: “Sono partito da La minore perché è la mia base emotiva, ma non voglio restare fermo lì. Voglio toccare corde diverse, anche quelle più luminose, ironiche, leggere. La malinconia resta, mi abita, ma sento l’esigenza di esplorare tutte le sfumature dell’anima, anche quelle a cui non so ancora dare un nome. Voglio fare musica che respira, che si evolve con me, che sappia restare. E ogni risonanza nuova è una parte in più che scopro di me come uomo e artista.”

La Mnòr è partito da una tonalità intima e dolceamara, ma in bilico tra la sua luce e la sua oscurità, continua a farsi attraversare da altre melodie, dando voce e ritmo a tutto ciò che respira e che sente.


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