Sgarbi ed Evelina: la lettera esplosiva di Sabrina Colle

La figlia di Vittorio Sgarbi, Evelina, rivendica il diritto a tutelare suo padre malato, Sabrina Colle risponde con una lettera.

Negli ultimi giorni la situazione tra Vittorio Sgarbi ed Evelina, sua figlia, è esplosa sotto i riflettori, trasformandosi in un capitolo pubblico pieno di tensioni. Evelina ha chiesto per il padre un amministratore di sostegno, denunciando un blocco nei rapporti familiari e un peggioramento drammatico delle condizioni del critico d’arte. La compagna di Sgarbi, Sabrina Colle, ha reagito con una lettera dove si difende dalle accuse, ricorrendo anche a toni molto duri. Il conflitto familiare si trasforma così in dibattito mediatico, con schieramenti impliciti e un continuo interrogarsi: chi ha ragione? Chi ha torto? E cosa conviene fare, nel dolore e nella responsabilità?

Dalle accuse di Evelina alla risposta di Sabrina

Nei giorni scorsi Evelina Sgarbi è tornata a parlare in tv, in particolare a Domenica In su Rai1. Evelina ha sostenuto che suo padre avrebbe raggiunto un peso di appena 47 chili durante il ricovero al Gemelli, e che da tempo sarebbe stato alzato un muro che impedisce ogni contatto con lei. La giovane ha dichiarato di aver presentato istanza al Tribunale civile di Roma per nominare un amministratore di sostegno, non perché ambisca al patrimonio, ma per garantire che Sgarbi possa prendere decisioni consapevoli e che la sua salute venga tutelata. Secondo Evelina, il fratello non è stato coinvolto e lei è stata esclusa dal dialogo: “Il cellulare non lo gestisce più lui, l’ho visto con i miei occhi”, ha detto, parlando anche della compagna Sabrina Colle e insinuando che ci sia un interesse a contenere la sua influenza. La Colle non è rimasta in silenzio e la stessa ha scritto un lungo messaggio letto nel programma Mediaset Dentro la notizia, difendendo sé stessa e il suo ruolo accanto a Sgarbi. Colle respinge le accuse che la dipingono come “subdola stratega”, parlando di “dedizione totale” nei confronti dell’uomo che ama e affermando che nessuno è così disposto come lei a prendersi cura di Vittorio nei momenti più difficili. Nella lettera si risponde anche alle accuse di voler “governare la situazione” o di usare la malattia per fini economici, denunciando che tali insinuazioni sono ingiuste e “calunnie”. In parallelo, Evelina ha replicato in altre interviste, ribadendo di non volere l’interdizione (considerandola una cosa molto grave), ma solo misure che garantiscano che papà Sgarbi possa essere aiutato quando non è in grado di prendersi cura da sé. Ha anche detto di aver tentato più volte di comunicare con lui, ma senza successo, e di non credere che ci sia un disegno economico dietro la sua richiesta: “Ho agito nel suo interesse”. Dietro queste dichiarazioni – di parte – resta un quadro doloroso: un uomo noto, fragile, colpito da grave depressione, che in alcuni momenti è sembrato quasi “spento”. Le ripercussioni mediatiche trasformano il dramma privato in scena pubblica, con giudizi, schieramenti morali e un’attesa sulla decisione che il Tribunale prenderà. Al di là delle accuse reciproche, la priorità è sicuramente la salute e la dignità di Vittorio Sgarbi. È evidente che qualcosa si sia incrinato nel dialogo familiare: quando una figlia teme di essere esclusa oppure un compagno sente di dover difendere posizioni, è il segnale che si è persa parte della fiducia. Evelina fa bene a parlare, in modo trasparente, e ad esercitare il suo diritto di tutelare un genitore che appare incapace in questo momento. Allo stesso tempo, non va ignorato l’impegno che Sabrina rivendica e le difficoltà concrete nell’assistenza. Noi non giudichiamo e se eventualmente qualcuno ha sbagliato, si appurerà, ma prima venga tutelata la persona che è al centro del conflitto. Ci si augura che il Tribunale agisca con equilibrio, che eventuali misure siano proporzionate e temporanee, e che la famiglia trovi, se possibile, una via di dialogo che ponga al centro meno le parti e più chi sta soffrendo.

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