Quando Cristo morì, a Siponto si fece buio e le montagne del Gargano si spaccarono

Siponto, colonia romana sotto l’impero di Tiberio. La terra incomincia improvvisamente a tremare. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio diventa buio pesto, come fosse notte. I sipontini sono terrorizzati e cercano rifugio nelle proprie abitazioni, mentre dal monte Gargano iniziano a staccarsi enormi massi.

Elvio Giustino, patrizio e settimo duce della florida città di Siponto, assiste spaventato a questo incredibile fenomeno.

I sipontini di duemila anni fa non potevano immaginare che proprio allora il figlio di Dio era stato assassinato e la Terra stava urlando il suo dolore, anche lì, sulle rive del Golfo. Da una delle spaccature generatesi a seguito del portentoso terremoto, cominciò a sgorgare una fontana tra le rocce degli scogli in riva al mare. All’acqua vennero attribuiti numerosi prodigi come anche la guarigione dei malati. Venne perciò chiamata Acqua di Cristo, nome con cui ancora oggi è conosciuta a Manfredonia questa fonte.

Qualche anno dopo quel terribile giorno, Pietro, uno dei dodici apostoli di Cristo, giunge a Siponto mentre compie il suo viaggio verso Roma, dove fonderà la chiesa. Pietro incontra il patrizio Giustino e gli racconta dei miracoli compiuti da Gesù toccando a tal punto il suo cuore che questi decide di abbandonare le sue ricchezze e di abbracciare la fede cristiana.

È in questo momento che Giustino comprende quanto accadde il giorno in cui il sole fu oscurato per ore e la terra tremò con violenza.

Nonostante la distanza da Gerusalemme, la città di Siponto è ricordata nei libri di storia poiché da vicino sperimentò la potenza del Creatore. E fu San Pietro in persona a consacrare Giustino vescovo di Siponto.

Elvio Giustino, di cui una strada in città porta il suo nome, è il primo pastore della nostra Diocesi.

Maria Teresa Valente

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