L’insediamento protostorico di Monte Saraceno a Mattinata

L’INSEDIAMENTO PROTOSTORICO DI MONTE SARACENO, MATTINATA.

Nella parte meridionale del promontorio del Gargano, dove le rocce si tuffano nel blu dell’Adriatico e il vento narra storie antiche, sorge Monte Saraceno, un luogo che custodisce i segreti di un insediamento protostorico risalente all’Età del Ferro.

L’articolo di Maria Luisa Nava e Roberta Fuligni “Note per la conoscenza della prima Età del Ferro in Daunia: l’insediamento protostorico di Monte Saraceno (Gargano)”, pubblicato nel 1994 nell’«Archivio Storico Pugliese», ci guida attraverso le vestigia di una civiltà che ha lasciato un’impronta indelebile nel paesaggio e nella memoria della Puglia.

Il sito è interessante e complesso, ma facendoci aiutare dalle autrici menzionate vediamo in breve la sua affascinante storia archeologica.

Innanzitutto, un profondo fossato artificiale, scavato nella viva roccia calcarea, isola completamente il villaggio dalla necropoli e dal resto del promontorio e taglia da nord a sud la cima del monte nel suo punto più stretto, in località «U Signale», a breve distanza dalle prime strutture cemeteriali.

Il fossato è largo circa 5 m e lungo circa 15 m, ed è sovrastato da un imponente muraglione di pietre a secco alto circa 6 m, che probabilmente in origine era sostenuto da una palificazione lignea. Tale tipo di struttura difensiva è nota in ambito protostorico anche per altri siti di area garganica, collocati come Monte Saraceno su alture costiere (Punta Manaccore, Molinella e Coppa Nevigata), a partire dalle fasi non troppo avanzate dell’Età del Bronzo.

Le ricerche archeologiche hanno rivelato una vasta necropoli con tombe a fossa scavate nella roccia, testimonianza di rituali funebri complessi e di una società strutturata. I corredi funerari, composti da fibule, armi e ceramiche decorate, raccontano di scambi culturali e commerciali con altre popolazioni dell’Italia meridionale e dell’area adriatica.​

In origine, le sepolture dovevano essere chiuse da lastre di copertura, consistenti in grandi pietre rozzamente squadrate, che spesso si rinvengono spezzate all’interno della tomba stessa.

Il riempimento era costituito da pietre che probabilmente venivano gettate direttamente sui defunti e sul corredo, cosicché gli elementi di accompagno e i resti ossei si rinvengono spesso danneggiati a causa dell’impatto. In alcuni casi si può notare una cura particolare nella disposizione dei crani, collocati presso le pareti in punti più riparati dalla caduta delle pietre.

Particolarmente affascinante è anche la presenza di una produzione scultorea in pietra, unica nel suo genere, che rappresenta figure umane stilizzate e simboli astratti. Queste sculture, forse legate a culti religiosi o a pratiche rituali, offrono uno sguardo profondo nella spiritualità e nell’estetica di questa comunità protostorica.​

L’insediamento, strategicamente posizionato su un’altura, dominava le rotte marittime e terrestri, fungendo da punto di controllo e di interscambio. La sua posizione privilegiata e le evidenze archeologiche suggeriscono un’organizzazione sociale complessa, con ruoli distinti e una gerarchia ben definita.​

Attraverso l’analisi dei materiali rinvenuti e delle strutture scavate, gli studiosi hanno potuto ricostruire aspetti della vita quotidiana, delle credenze e delle relazioni di questa comunità con il mondo circostante. Monte Saraceno emerge così non solo come sito archeologico di rilievo, ma come testimonianza vivida di un passato che continua a dialogare con il presente.​

Archivio di Giovanni BARRELLA.

Fonte: Maria Luisa Nava, Roberta Fuligni “Note per la conoscenza della prima età del Ferro in Daunia: l’insediamento protostorico di Monte Saraceno (Gargano)”, 1994.

Fonti di alcune immagini: Gargano Natour, Wikipedia

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