Il tredicesimo apostolo: il fenomeno mistery che accese Canale 5

Dossier su “Il tredicesimo apostolo”: trama, personaggi, retroscena e curiosità. Perché non fu mai prodotta una terza stagione?

Fu un esperimento ardito e affascinante quello di Canale 5 quando, nel gennaio del 2012, decise di mandare in onda Il tredicesimo apostolo – Il prescelto. In un panorama televisivo italiano fatto soprattutto di commedie familiari e polizieschi, ecco comparire una fiction che parlava di fede, misteri, possessioni, complotti e sentimenti proibiti. Padre Gabriel Antinori, interpretato da Claudio Gioè, era un gesuita e docente universitario che si muoveva tra aule accademiche e indagini sovrannaturali, sempre in bilico tra teologia e paranormale. Al suo fianco, la psicologa Claudia Munari, ovvero Claudia Pandolfi, chiamata a dare un volto razionale ai fenomeni inspiegabili che costellavano la serie. Il loro legame, tanto intellettuale quanto emotivo, divenne ben presto il motore segreto del racconto. Il successo della prima stagione convinse Mediaset a dare vita a un seguito, La rivelazione, andato in onda nel 2014, ma fu proprio lì che il progetto iniziò a incrinarsi. Gli ascolti calarono, i costi restavano alti, e la trama aveva già consumato molti dei suoi snodi principali. Così, invece di un terzo capitolo, il pubblico vide comparire un titolo nuovo, Il Bosco, miniserie con Giulia Michelini, che riprendeva alcune atmosfere del predecessore ma con un taglio diverso. Questo dossier ripercorre la storia, i personaggi e i retroscena di una fiction che, seppur interrotta, resta ancora oggi un unicum nella serialità italiana.

Tra fede e mistero: la parabola di una fiction interrotta

Il cuore de Il tredicesimo apostolo stava nel suo protagonista, padre Gabriel, un prete che non era soltanto un uomo di Chiesa ma anche un docente di teologia. Il suo volto era quello di un intellettuale inquieto, segnato da un dono misterioso che lo collegava al soprannaturale e che lo metteva al centro di antiche profezie. Accanto a lui, la psicologa Claudia Munari incarnava la razionalità, la scienza, la voglia di dare risposte logiche a ciò che sembrava inspiegabile. Da questa coppia, fragile eppure irresistibile, nasceva un’alchimia che mescolava indagine e sentimento, teologia e psicologia, fede e desiderio. La prima stagione, intitolata Il prescelto, alternava i casi “verticali” — possessioni, levitazioni, miracoli sospetti — a un intreccio “orizzontale” che svelava lentamente il passato oscuro di Gabriel, i segreti della sua famiglia e l’esistenza di una congregazione segreta all’interno del Vaticano. L’atmosfera era gotica ma elegante, sospesa tra le biblioteche romane e i corridoi dei palazzi ecclesiastici. Il pubblico premiò l’esperimento con ascolti alti e discussioni entusiaste, dimostrando che anche in Italia si poteva tentare la via del “paranormal drama”. Con la seconda stagione, La rivelazione, la serie cambiò passo: meno casi episodici e più attenzione all’evoluzione interiore dei protagonisti. Gabriel scopriva nuove verità sui propri poteri, Claudia e lui cedevano finalmente al sentimento represso, e l’ombra del “main villain”, il tobido Bonifacio Serventi (interpretato da un bravissimo Tommaso Ragno) tornava a minacciare la loro esistenza. Il tono si fece più adulto, persino passionale, come confermò Claudia Pandolfi in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni, annunciando una scena in cui avrebbe “sfilato a Gabriel il colletto bianco sacerdotale in un momento di passione”. Parallelamente, Claudio Gioè raccontò il lato oscuro del suo personaggio, “un mostro che è dentro” e che minava la sua identità sacerdotale. Questi accenti portarono la fiction verso un terreno più cupo e intimo, meno rassicurante, ma anche più rischioso per il pubblico tradizionale. Il finale del 24 febbraio 2014, sospeso e drammatico, avrebbe potuto aprire la strada a una terza stagione. Ma i numeri raccontarono un’altra storia: appena 3,3 milioni di spettatori e il 12,49% di share, battuti nettamente da Rai1 con la miniserie “Non è mai troppo tardi” che superava i 5,9 milioni. In un prime time competitivo, Mediaset non poté ignorare il calo: la serie, pur amata da una nicchia, non garantiva più la resa necessaria. La decisione fu drastica: niente terza stagione. Eppure Taodue non abbandonò del tutto la formula. Nel febbraio 2015 arrivò su Canale 5 Il Bosco, miniserie in quattro puntate diretta da Eros Puglielli. Stavolta protagonista era Giulia Michelini nei panni di Nina Ferrari, giovane ricercatrice universitaria di psicologia che tornava nella città d’origine e si trovava immersa in un intrigo fatto di omicidi e segreti familiari. La cornice accademica rimaneva, così come il clima di mistero, ma il tono virava più sul thriller psicologico che sul gotico religioso. A suggellare la continuità ideale, nel cast c’era ancora Claudio Gioè, questa volta non più prete ma uomo dal passato tormentato. Così, laddove Il tredicesimo apostolo aveva rappresentato il brivido del soprannaturale cattolico, Il Bosco tentò la via di un mistero più terreno, radicato nella psiche e nelle dinamiche familiari. In entrambi i casi, però, la cifra rimase la stessa: un sapere accademico, elitario, rappresentato su docenti e/o ricercatori universitari belli, giovani, ricchi e brillanti che cercavano di decifrare l’ignoto. Se Gabriel ci provava con la teologia, Nina utilizzava la psicologia. È questa la vera eredità lasciata da un esperimento che, pur senza una terza stagione, resta ancora oggi un punto di svolta per la fiction italiana, un viaggio interrotto tra fede, passione e ombre che avrebbero meritato forse un capitolo in più.

Attenzione: spoiler sull’ultima puntata della seconda stagione e su ciò che avrebbe potuto essere la terza.

Nell’episodio conclusivo La rivelazione (24 febbraio 2014), tutto giunge a una resa dei conti dolorosa e ambigua. Gabriel si trova stretto in una trappola che lo costringe a confrontarsi con Serventi, con l’Ordine segreto che per anni ha perseguito il suo potere e persino con alcuni membri della sua cerchia, come Isaia, ormai rivelatosi traditore. Vargas, antagonista ambiguo, viene eliminato durante lo scontro con Gabriel; il protagonista, pur avendo l’occasione di fare giustizia, decide di risparmiare Isaia — gesto che pesa come una decisione morale e spirituale e introduce il tema del perdono e del libero arbitrio. Intanto, Gabriel e Alonso scoprono che dietro agli omicidi delle persone dotate di poteri — marchiate con la “croce catara” — c’è l’Opera Missionaria della Luce di Cristo, che funge da schermo per l’Ordine dei Templari. Si scopre che Jacopo, in un momento di disperazione, uccide Rebecca, poi si toglie la vita; nel frattempo Gabriel riesce a mettere le mani su indicazioni sull’“antivangelo” — testo chiave per comprendere la sua profezia — e ad apprendere parti della verità su se stesso. Claudia, sul finale, viene coinvolta nel dramma: le sue scelte, il suo amore e il possibile legame con il figlio che porta in grembo (nel finale la serie suggerisce che Claudia sia incinta di Gabriel) rappresentano l’ondata emotiva che spinge il sacerdote dai poteri mistici a interrogarsi non solo sul suo destino ma su ciò che vuole essere veramente, al di là dell’Ordine e del peso del suo potere. Non è un finale concluso ma un bivio: Gabriel è chiamato a scegliere: schierarsi con il potere oscuro, abbracciare la sua missione come eletto, oppure sottrarsi per salvare ciò che ama. L’uccisione di Vargas, il perdono a Isaia, l’orrenda tragedia di Jacopo-Rebecca, il segreto dell’antivangelo: tutto puntava verso una terza stagione che avrebbe dovuto rivelare l’origine del potere di Gabriel, il mistero del tredicesimo apostolo e il destino ultimo dell’amore con Claudia. Secondo anticipazioni e interviste dell’epoca, la terza stagione (proposta come Il tredicesimo apostolo – Il segreto) avrebbe dovuto essere breve (4 episodi secondo il produttore Valsecchi), uscire nel 2015 e concentrarsi sulla verità nascosta dietro le organizzazioni segrete, sul passato di Gabriel e sulla natura definitiva della sua scelta. Claudia Pandolfi stessa aveva indicato che l’opera era concepita come trilogia, e che nella terza stagione che si sarebbero rivelati i nodi rimasti in sospeso. Purtroppo, la flessione degli ascolti e il rischio di un progetto troppo costoso portarono alla decisione di non realizzarla ufficialmente.

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