Sentivo il ticchettio del tin delle grondaie
che gocciolavano, ormai scaldate dal sole in salita ,sentivo gli uccellini sulla ringhiera del balcone di casa
e provavo una gran tenerezza.
Maggio stava in preghiera
ma io lo sentivo come una volta, Santa Rita – aveva una stigmate in fronte
mentre sanguinava in cortile –
a coltivare le rose
fatte fiorire dall’impossibile ,
perché secche e bruciate –
la sua vita fu difficile;
ma portava nel cuore
una calma e profumata di dulia,
le vene della città battevano di fronte alla calunnia superba e ostile…
che, di vita ne faceva una mala iniquità per l’anima fiorita,
che aveva bisogno di guardare oltre la presenza di una
dignità d’esistenza –
che ci dava il cielo con le sue nuvole,
oltre al vento che spazzava via l’anima dell’umana miseria –
il sale della terra si bagnava di mare.
Foto delle rose e del testo:
Di Claudio Castriotta