Giufà e i campi della prosperità

AVEVA un campo di fichi d’india, lo aveva coltivato per i cittadini sipontini e poi lasciato libero a uso di passaggio in piena libertà, alla gente del paese, che ne andava fiera per questa storia di generosità. D’inchino a inchino,si andò a finire fino sù alle alte strade che portavano ai campi,i cosiddetti campi: chiamati della prosperità.

Ognuno faceva la sua scorta in piena tranquillità senza che alcuno dicesse niente, cose tutte regolari finalmente ,nessuno osava dire a un’altra persona – Ehi che fai..manco a immaginarlo. Fiorivano in estate essendo di buona stirpe e di morbida linfa di bontà,dove quei frutti crescevano liberi fino all’autunno , sotto gli occhi dei passanti, che si fermavano a raccogliere, a uno a uno,chi con guanti, o chi con mani libere al naturale,pungendosi, staccavano dalle grossi piante, i frutti maturi e colorati di verde e rosso scolorito dal potente sole giallo, che li maturava all’inverosimile ,ognuno portava una busta nella mano o un secchio sotto il braccio,come recipiente per la raccolta.

Erano lì le persone già dalle luci del primo mattino ,che a dire il vero, sembravano neri corvi, camuffati in mezzo a quelle distese di piante. Da lì, si vedeva il panorama della riviera sipontina, a guardarla era uno splendore, che qualcuno del posto diceva:- Madonna che riviera a Manfredonia – Rispondeva un altro :- Accidenti che sapore hanno questi fichi d’india. Esistevano enormi spazi lunghi  tutti liberi. A un certo punto intervenne il sig.Giufà ,proprietrio terriero che,portava quel soprannome perché aveva il viso scuro ,ma era tanto buono di carattere,vi dono il mio campo di fichi d’india…così, lui riprese l’ultima parola:- Qui è il tempo del miracolo, il sole stamani mi pare bugiardo, fa finta di nascondersi dietro questi grossi nuvoloni, ma gli occhi piangono goccioloni…

di Claudio Castriotta

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