Gisella Cardia, la veggente di Trevignano a processo: le accuse
Nuovi guai per Gisella Cardia: la veggente di Trevignano dovrà affrontare un ulteriore processo dopo la condanna per bancarotta fraudolenta.

Un tempo volto noto dell’imprenditoria siciliana, oggi simbolo di una controversa vicenda di fede e tribunali. Maria Giuseppa Scarpulla, conosciuta come Gisella Cardia, è divenuta famosa a livello nazionale, per il suo essere stata al centro di una storia che intreccia misticismo, devozione popolare e accuse di frode. Dalla quiete di Patti, dove aveva avviato le sue prime attività economiche, fino alle sponde del lago di Bracciano, la donna avrebbe costruito – secondo l’accusa – un percorso spirituale culminato nelle presunte apparizioni della Madonna di Trevignano, capaci di richiamare centinaia di fedeli.
La procura di Civitavecchia sostiene che insieme al marito, Gianni Cardia, la “veggente” avrebbe orchestrato un sistema di false manifestazioni religiose: lacrimazioni e trasudazioni miracolose, messaggi celesti e profezie di catastrofi, strumenti utili a spingere i devoti a donare ingenti somme “per il culto della Vergine”. In appena cinque anni, dal 2018 al 2023, le offerte raccolte avrebbero superato i trecentomila euro, destinati non solo al terreno di preghiera denominato Campo le Rose, ma anche – secondo gli inquirenti – a spese di natura personale: un’auto di lusso da 40 mila euro, recinzioni, box e terreni agricoli.
Le indagini sono nate dalla denuncia di un ex seguace, Luigi Avella, che ha raccontato agli investigatori di essersi sentito ingannato dopo aver partecipato ai raduni mariani di Trevignano. Le verifiche della Diocesi di Civita Castellana hanno poi messo un punto fermo sulla vicenda spirituale, dichiarando non autentici i fenomeni e invitando i fedeli ad abbandonare le riunioni di preghiera.
Oggi la “veggente” di Trevignano non è più soltanto un personaggio discusso delle cronache religiose, ma un’imputata chiamata a rispondere di truffa aggravata. Il processo che la vede protagonista si annuncia come uno dei più seguiti degli ultimi anni, dove il confine tra fede e inganno si fa sempre più sottile, e la verità resta, come spesso accade in queste storie, sospesa tra il mistero e la giustizia. Il processo è previsto in data 7 aprie 2026 dinanzi al giudice del Tribunale di Civitavecchia. L’avvocatessa Solange Marchignoli, legale di Gisella, ha spiegato, tramite alcune dichiarazioni riportate da Messina Today, di «un passaggio necessario per chiarire in sede giudiziaria ogni aspetto della vicenda». Marchignoli ha aggiunto che la sua assistita «si dichiara serena, convinta che emergerà la verità dei fatti».
Da Patti al tribunale: la prima caduta di Gisella Cardia
Prima di diventare il volto più discusso della devozione popolare sul lago di Bracciano, Gisella Cardia aveva già incrociato la giustizia. Era il 2023 quando il Tribunale di Patti la dichiarò colpevole di bancarotta fraudolenta, condannandola a due anni di reclusione con pena sospesa. Una sentenza che riportava alla luce un capitolo ben precedente alla sua presunta missione spirituale, quando la donna era ancora Maria Giuseppa Scarpulla, imprenditrice nel settore della maiolica artistica.
Tutto ebbe origine da un’operazione economica risalente al 2013, anno in cui la sua azienda, la Caleca Italia, avrebbe stipulato un contratto d’affitto con cifre considerate sproporzionate rispetto alle reali possibilità dell’impresa: 108 mila euro l’anno, un canone che, secondo gli inquirenti, avrebbe trascinato la società verso il dissesto. L’attività finì presto in fallimento e, con essa, il sogno industriale della donna, che per anni aveva rappresentato un simbolo dell’artigianato siciliano di qualità.
Dopo quel crollo finanziario e umano, la vita di Maria Giuseppa Scarpulla cambiò direzione. Si fece chiamare Gisella Cardia e iniziò a raccontare di ricevere messaggi celesti e visioni della Madonna, trasformando la propria vicenda personale in un nuovo inizio spirituale. Nacque così l’associazione dedicata alla “Madonna di Trevignano”, alla quale – raccontano gli atti – si poteva aderire versando un contributo minimo di cinquanta euro. Attorno a quella figura si formò presto una piccola comunità di credenti, attratti dal carisma della donna e dal mistero delle sue presunte apparizioni, un fervore che nel tempo avrebbe attirato anche l’attenzione delle procure.
