Flai Cgil su blitz ispettorato lavoro e la chiusura di cinque imprese agricole per lavoro nero nel foggiano

FLAI CGIL SU BLITZ ISPETTORATO LAVORO E LA CHIUSURA DI CINQUE IMPRESE AGRICOLE PER LAVORO NERO NEL FOGGIANO
“Purtroppo non sorprende il risultato dell’attività dell’Ispettorato del Lavoro Territoriale che ha portato alla sospensione di cinque imprese agricole per l’alto ricorso a lavoro irregolare. Purtroppo il sistema produttivo non ha mai voluto collaborare per far emergere chi ricorrendo a manodopera illegale fa dumping a danno di chi opera nel pieno rispetto di norme e contratti”.
È quanto afferma il segretario generale della Flai Cgil di Capitanata, Giovanni Tarantella, a commento del blitz che ha interessato sedici aziende agricole del territorio delle quali quattordici, il 90 per cento, non sono risultate in regola con la normativa vigente”.
“La Legge 199 di contrasto a lavoro nero e caporalato – ricorda Tarantella – aveva previsto le Reti del lavoro agricolo di qualità, trasformando i nodi territoriali in luoghi dove insieme alla istituzioni discutere di come contrastare le forme irregolari di lavoro anche attraverso servizi di intermediazione e trasporto pubblico, in grado di togliere potere ai caporali. Ma l’adesione delle imprese è sempre stata molto basso in rapporto al numero di attività esistenti. Così come sappiamo bene che sedici ispezioni sono una goccia nel mare di migliaia di imprese in un territorio vastissimo, e l’Ispettorato fa quel che può con il poco personale a disposizione”.
Per la Flai Cgil “questa annata è diventata ancor più difficile nel rapporto tra domanda e offerta di lavoro perché la siccità si è abbattuta sulle produzioni facendo segnare un meno 30 per cento, e con meno lavoro disponibile il ricatto padronale è aumentato, abbattendo ancor più diritti e tutele”.
Per Tarantella “occorre sicuramente intervenire su un sistema più centralizzato e coordinato di controlli, irrobustendo non solo gli organici ma sviluppando un lavoro di intelligence per un settore che è fortemente legato ai sostegni pubblici. E non si comprende come non si riesca a incrociare i tanti dati a disposizione per scoprire quelle attività primarie che impiegano lavoro fantasma riuscendo a operare sui propri fondi o nei magazzini ortofrutticoli. Così come ci sarebbe sempre la proposta di introduzione di indici di congruità. Quel che è certo è che chi opera sfruttando e negando giusti salari e diritti ai lavoratori, non danneggia solo loro ma l’intera collettività, perché è ricchezza che non viene ridistribuita e sono contributi previdenziali e tasse che vengono evase”.