Draghi domani potrebbe dimettersi. Poi, forse, un governo balneare con il Ministro Franco

Con gli ultimatum, ha dichiarato Mario Draghi, non si governa. Questa frase, secca e compiuta, è stata al centro della conferenza stampa di ieri del Premier che, dopo aver incontrato il Presidente Mattarella, ha parlato ai giornalisti della situazione politica italiana. Dopo le rivendicazioni dei grillini, e il non voto del Movimento sul Ddl Aiuti alla Camera, il giorno della rottura potrebbe essere domani, giovedì 14 luglio. Le dimissioni di Draghi, infatti, sarebbero una delle ipotesi sul tavolo.

Repubblica, oggi, parla di dimissioni immediate di Draghi. Se il M5S confermerà il no al Ddl Aiuti in Senato, Mattarella chiederà al presidente del consiglio di verificare l’impossibilità di andare avanti con il suo governo attraverso un voto di fiducia. Davanti al parlamento Draghi si presenterebbe, secondo le indiscrezioni, con delle dimissioni già firmate. Quello che potrebbe succedere dopo è un enigma. 

Draghi potrebbe accettare un bis, con delle forze politiche diverse da quelle attuali, ma comunque disposte a sostenerlo. Questa versione ipotesi si potrebbe verificare solamente con un forte potere di moral suasion di Mattarella. Draghi, infatti, ha più volte dichiarato che questo Governo non può non esistere senza l’apporto del Movimento 5 Stelle, ad oggi la forza in Parlamento più importante. O meglio: fino a qualche tempo fa la più importante. In molti, infatti, avrebbero fatto notare al Premier di come la scissione di Luigi Di Maio abbia già modificato la compagine governativa; dunque, di fatto una nuova maggioranza parlamentare è già in essere. 

Secondo Il Fatto Quotidiano il M5s andrà verso l’astensione sul Dl. Il non voto è certo, ma non è certo il ritiro della delegazione di ministri dal governo. Il quotidiano di Marco Travaglio sottolinea che il governo può andare avanti con i suoi voti, ma apre alla possibilità di un governo balneare a guida dell’attuale ministro dell’economia Daniele Franco. Il lavoro da compiere è il necessario: la legge di bilancio 2023 e la guida del Paese ai primi di febbraio per il voto politico. In casa centro-destra l’idea è quella di sciogliere le camere e andare al voto anticipato. Una soluzione per capitalizzare il consenso che, attualmente, vede premiare i tre partiti del centro-destra. 

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