Cloe Bianco, donna transgender, si è uccisa. “Hanno tentato di annientarmi, oggi la mia libera morte”

Non si può dire che non l’avesse preannunciato. Cloe Bianco, transgender, aveva avvisato tutti: voleva togliersi la vita, voleva morire. Il suo cadavere, carbonizzato, è stato ritrovato sabato scorso in un furgone che lei usava come casa mobile. Era tutto bruciato, parcheggiato in una strada regionale tra Auronzo e Misurina. 

Prima del suo tragico gesto, aveva scritto un post sul suo blog. “Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il mio modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto”. 

Cloè è morta in solitudine, non ha retto il peso del giudizio e dei canoni imposti. La sua vita era stata segnata da una scelta: nel 2015 era Luca Bianco, cinquant’anni, insegnante tecnico all’Istituto Mattei di San Donà di Piave. Entrò in classe vestita in abiti femminili: era ciò che sentiva veramente, finalmente Clò. Quel passo le costò una sospensione di tre giorni e un cambio di mansioni: non più ad insegnare, ma nelle segreterie didattiche. Il suo dolore, che era contenuto in un blog di pensieri e riflessioni, ha accompagnato la sua vita negli ultimi anni. “Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere. Non faccio neppure pietà, neppure questo”, scriveva. 

Dopo aver più volte manifestato la volontà di annientare il suo corpo e la sua anima, Cloe ha scritto un post sulla sofferenza di non essere accettata. “Essere una persona fuori dai canoni diffusi, dai modi comuni del vivere, ossia fuori da quello ch’è ritenuto giusto in una data società in uno specifico periodo temporale vuol dire incarnare ciò che non si deve essere, con le fin troppe ovvie conseguenze di rifiuto date della scelte ritenute, dalle altrui persone, scandalose, inaccettabili, non condivisibili”. L’ovvia ma dolorosa conseguenza è stata la sua morte: annunciata e non ostacolata da nessuno. Sfortunatamente.

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