Attualità Capitanata

Cani randagi accuditi in più zone di Manfredonia

Durante monitoraggi e controlli del territorio per la tutela e salvaguardia ambientale, il nucleo operativo delle Guardie Ambientali Italiane di Manfredonia, coordinate dal responsabile Regionale Alessandro Manzella, stanno rilevando, in più zone della città (anche in centro) dei ripari rudimentali fatti di pedane in legno o vecchi mobili, questo, per dare rifugio a cani randagi che vivono in quella zona, e poco distante buste o recipienti che contengono avanzi di cibo (pasta, carne cruda, scarti di salumeria, crocchette ecc…)

Il “fenomeno del randagismo” negli ultimi decenni, ha assunto ormai le connotazioni di un rilevante problema ecologico e sanitario diffusione di zoonosi , morsicature, problemi economici legati ai danni agli animali da reddito,pericoli per l’igiene del suolo e dell’abitato con la fecalizzazione,dispersione di immondizie ecc., problemi di ordine pubblico con incidenti stradali ecc., fobie e paure ingiustificate, intolleranti 50%,danni alla selvaggina da ripopolamento, inquinamento genetico di specie protette : tutto questo ne fa del fenomeno una emergenza!

Sotto il termine randagio, vagante, occorre distinguere realtà diverse di cani che hanno diverse relazioni con l’uomo e l’ambiente che lo circonda, costituendo così problematiche molto diverse tra loro. E’ opportuno distinguere 4 categorie : cani con un padrone che li tiene sempre sotto controllo ; cani che pur avendo un padrone sono spesso liberi di vagare indisturbati ; i cani randagi e i cani inselvatichiti. La prima categoria di cani è quella che implica meno problemi se si escludono quelli creati quando eludono la custodia dell’uomo; quelli che invece sono liberi di vagare, pur avendo un padrone, sono tanti ed i più pericolosi,sono i cani tenuti più comunemente nell’Italia centro-meridionale; il proprietario non si preoccupa minimamente di curare il proprio cane né di essere a conoscenza dei suoi spostamenti né di come si alimenta ; i randagi sono invece cani che hanno avuto, nel loro passato recente o remoto, un proprietario e continuano a cercarne uno ; sono legati alla figura dell’uomo capobranco o partner sociale e lo ricercano sia per motivi di convenienza ( cibo e protezione ) sia per necessità sociale, si mescolano ai padronali liberi, si incrociano con loro, hanno una ecologia simile ai padronali, ma vivono senza controllo. I cani inselvatichiti hanno invece reciso ogni legame con l’uomo e né lo ricercano rifuggendolo.

Da una ricerca condotta in Abruzzo, si è potuto dimostrare che controllando il fenomeno dei cani vaganti di paese ( cani padronali liberi e randagi ) si affievolirebbe la presenza dei cani inselvatichiti sino ad una loro sensibile diminuzione di numero e scomparsa. Nel nostro territorio è possibile individuare altre “specializzazioni” di randagi: cani satelliti di aziende agro-zootecniche, cani al seguito di cantieri edili nelle Zone 167 dei centri urbani, cani satelliti di attività industriali ed artigianali, cani di quartiere accuditi (quartieri-zona cimitero-stazione ferroviaria ecc.) cani randagi nelle borgate.

La legge infatti, obbliga i possessori di cani ad avere con sé sempre, cani al guinzaglio e bustina o paletta per la raccolta deiezioni. Spesso invece, i cani vengono lasciati vagare da soli e questo fa sì che sporchino e vengano scambiati per randagi, dando a tutta la città una brutta immagine.

Un’altra abitudine errata è quella di prelevare cani dal territorio e portarli alla Polizia Municipale, al canile o dai volontari, spesso anche da altre città.

Questo è assolutamente vietato poiché solo la Asl o suoi incaricati possono farlo. Prelevare un cane dal territorio senza autorizzazione significa diventarne responsabili.

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Redazione

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